Il 3 dicembre in tutto il mondo sarà la Giornata mondiale della persona disabile. La ricorrenza è stata istituita nel 1981 dalle Nazioni Unite, con l’obiettivo di diffondere nell’opinione pubblica la conoscenza sui temi della disabilità. Ogni anno sono previsti incontri, eventi e convegni durante i quali vengono studiate misure adatte a consentire alle persone con disabilità di essere parte attiva della società, allontanando ogni forma di discriminazione. Il motto scelto quest’anno dagli organizzatori è: “Supera le barriere, apri le porte: per una società che non escluda nessuno” .
La Giornata, dal 2006, può anche godere dell’autorevole supporto della “Convenzione sui diritti con le persone con disabilità” approvata dall’Assemblea delle Nazioni Unite nel dicembre dello stesso anno. Un testo, composto da 50 articoli, che ha voluto indicare ai Governi di tutti gli Stati del pianeta la strada da seguire per abbattere ogni ostacolo sulla via delle persone disabili. L’articolo 1, infatti, recita che lo scopo della Convenzione è “promuovere, proteggere e assicurare il pieno ed eguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità, e promuovere il rispetto per la loro inerente dignità”.
Un miliardo di persone, secondo una stima prodotta dagli analisti delle Nazioni Unite, convive con qualche forma di disabilità, più o meno grave. Una massa di persone, approssimativamente il 15 per cento della popolazione mondiale, che non può essere trascurata. Probabilmente, ogni famiglia che vive su questo pianeta include almeno una persona che, per malattia o infortunio, ha perso una parte delle proprie capacità, fisiche o mentali.
Nell’opinione pubblica qualcosa, negli ultimi anni, sembra essere cambiato. L’approccio mentale alla disabilità si sta allontanando dal principio che le persone portatrici di handicap siano un peso per la società. Una parte del merito di questa evoluzione spetta anche a personaggi noti al grande pubblico, come Alex Zanardi e Giusy Versace. Persone che, anche dopo essere incorse in infortuni molto gravi, possano ancora nascondere enormi potenzialità sportive, umane e comunicative.