Guardando alle cure domiciliari, l’Europa è divisa in due e l’Italia è fra i paesi più indietro. A far luce sulla questione un’inchiesta della rivista “Welfare Oggi”.

Secondo quanto emerso dallo studio, la percentuale di persone over 65 che ricevono cure domiciliari di lungo termine traccia una chiara linea di separazione tra il Nord dell'Europa (con punte oltre il 20% della popolazione anziana in Danimarca, Olanda, Islanda e i Paesi nordici in generale sopra il 10%) e l'area-sud (sotto la media europea del 7-8% nel 2009). Per quanto riguarda il dato italiano, la diffusione delle cure domiciliarinon supera 3% (stime della Conference on Healty and Dignified Ageing).

Questa differenza, stando a quanto evidenziato dallo studio, è dovuta  soprattutto alle politiche di medio-lungo termine adottate dai Paesi del Nord Europa, che hanno adottato da molto tempo linee-guida progettuali strategiche per l'invecchiamento demografico.

In particolare, per quanto riguarda il ritardo accumulato dal nostro paese nel campo delle cure domiciliari, secondo l’inchiesta, “ad una palese carenza di programmazione di medio e lungo termine si aggiunge una peculiare rigidità dei sistemi autorizzativi e di accreditamento che, pur con alcune variabili regionali, rende estremamente difficile la sperimentazione di nuovi modelli e l'adozione di politiche innovative per l'abitare protetto della popolazione senescente, per cui la presenza di supporti abitativi intermedi per l'home care di cui si è evidenziata la grande importanza strategica, rimane un evento tuttora sporadico sul territorio”.

Nel decennio 1999-2009 la percentuale di persone anziane è passata in Italia dal 18 al 20,3% a fronte di un incremento dello 0,3% della recettività residenziale e una sostanziale stabilità dell’home care . Questi fattori hanno fatto sì che il nostro Paese nell'Europa dei 15, sia uno degli Stati con all'attivo una tra le percentuali più basse di anziani assistiti a domicilio, seguito solo da Spagna, Portogallo e Grecia.

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