“Ho iniziato a lavorare con OSA quando la sede era in campagna, a Tor Vergata, nell’estrema periferia di Roma. Era il 1990 e lo studio era al piano terra di un piccolo stabile. Dalle finestre si vedeva una distesa di immensi prati. Ero stata assunta con un doppio ruolo, segretaria e ragioniera. Due funzioni, uno stipendio di 900 mila lire. Attualmente collaboro per Ab Consulting 2006 S.r.l., un progetto iniziato a gennaio 2011. La nostra azienda offre assistenza e consulenza amministrativa principalmente alle società del network OSA. È stata fatta molta strada e la mia vita ha camminato parallela a quella della Cooperativa”. Così Giulia Stefanini sintetizza in poche parole l’evoluzione della Cooperativa nel corso dei suoi primi 30 anni di attività: dall'era pionieristica della sede in locali low cost a una piccola holding che punta a rendere autonome alcune articolazioni del proprio modello gestionale immettendole sul mercato perché si facciano strada in virtù delle grandi competenze acquisite in questi anni.
Ma torniamo all'inizio, a quel singolare incarico ‘double face’. “Era il mio primo lavoro importante – racconta Giulia. Era il segno che stavo diventando adulta, che potevo pensare ad un progetto di vita come poi è avvenuto e che si è sviluppato di pari passo con l’evoluzione di OSA. Il fidanzato, il matrimonio, i figli, la casa. Fino ad allora ero stata ragioniera molto precaria in uno studio di commercialisti, poi segretaria di una scuola di danza. Piccoli impieghi senza orizzonti. Poi si è presentata la possibilità offerta da una nuova cooperativa formata da giovanissimi medici che volevano cambiare il mondo. E ho tentato. Il colloquio che ha segnato, soprattutto nel bene, la mia vita l’ho avuto proprio con Giuseppe Milanese, attuale presidente di OSA.
Mi illustrò il “DNA” della Cooperativa, un progetto avanzato di assistenza domiciliare sanitaria: stare vicino alle persone in difficoltà e alle loro famiglie in un modo nuovo, con grande professionalità e umanità. Definire insomma lo spazio di un ‘luogo sicuro per la gente quando la malattia e la sofferenza rendono impossibile proseguire da soli. Lavorare in un gruppo con spirito di squadra. Quelle parole ancora le ricordo con grande nitidezza, semplicemente perché in questi trent’anni è stato proprio così e lo è ancora in modo limpidissimo. Il senso di quei valori, la missione che tratteggiavano li sento intatti ed è proprio per questo che alla Cooperativa e al Network OSA sono profondamente legata. Sono parte di me”.
Leggi l'intero articolo pubblicato sull'ultimo numero di giugno 2015 di OSA News