Nel 2015 oltre 700 mila rifugiati e migranti sono entrati in Europa, aggiungendosi ai 2 milioni di rifugiati in Turchia. Almeno il 5% di queste persone ha urgente bisogno di assistenza medica a fronte di problemi di salute come lesioni accidentali, ipotermia, ustioni, episodi cardiovascolari, gravidanze e complicanze legate al parto, al diabete e all'ipertensione. È quanto emerge dalla Conferenza ad alto livello sulla salute dei rifugiati e dei migranti, organizzata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e ospitata, in questi giorni a Roma, dal Governo italiano.
L'obiettivo dell'incontro, a cui partecipano i ministri della Salute ed i rappresentanti di 53 Paesi dell'Oms Europa, è quello di concordare azioni comuni per offrire assistenza sanitaria ai rifugiati e richiedenti asilo, riuscendo a soddisfare le esigenze di salute su vasta scala.
Al centro del dibattito, vi è soprattutto il tema delle vaccinazioni. Le raccomandazioni specificano che i richiedenti asilo e i migranti devono essere vaccinati senza inutili ritardi, secondo i programmi di vaccinazione nazionali di qualsiasi Paese in cui intendano risiedere per oltre una settimana. Alla luce dei recenti focolai di morbillo nella regione, “i Paesi dovrebbero dare la priorità alla vaccinazione contro questa malattia e contro parotite, rosolia e poliomielite”, evidenzia l'Oms.
I governi dovrebbero fornire i documenti attestanti le avvenute vaccinazioni per evitare che vengano ripetute. Molti Paesi hanno già intrapreso campagne del genere, ma ci sono ancora sfide complesse, tra cui l'accesso limitato ai servizi sanitari, a causa dei costi elevati, la mancanza di informazioni e le barriere culturali.
“I sistemi sanitari della regione europea, compresi quelli dei Paesi che ricevono rifugiati e migranti – ha affermato Zsuzsanna Jakab, direttore Oms Europa – sono ben attrezzati per diagnosticare e curare le comuni malattie, infettive e non. Ma noi, come regione Oms, dobbiamo cercare di garantire che tutti i Paesi siano adeguatamente preparati e organizzati a sostenere l'afflusso massiccio di rifugiati e migranti, e allo stesso tempo proteggere la salute dei residenti. Una buona risposta alle sfide poste dai movimenti di popolazioni richiede che i sistemi sanitari siano pronti con dati epidemiologici affidabili sui flussi migratori, un'attenta pianificazione e formazione, e soprattutto l'aderenza ai principi di equità, solidarietà e diritti umani”.