Il presidente di OSA e di Confcooperative Sanità , Giuseppe Milanese, è stato intervistato dal sito web di Italia Longeva, il network dedicato all’invecchiamento, creato dal Ministero della Salute, che organizza a Roma il 3 e 4 luglio prossimi la quarta edizione di Long-Term Care, gli Stati Generali dell’Assistenza a lungo termine. L’evento, a cui partecipano esperti ed esponenti del mondo sanitario e istituzionale, costituisce un’occasione di riflessione costruttiva su temi fondamentali per la salute dei cittadini quali, ad esempio, l’assistenza primaria, l’integrazione degli interventi sanitari e sociosanitari, l’aumento delle patologie croniche in relazione al progressivo invecchiamento della popolazione. Il presidente Milanese interverrà  nel corso della prima giornata di lavori, in qualità  di relatore, alla tavola rotonda intitolata “Innovazione organizzativa e competenze a supporto della Long-Term Care”. In previsione della sua partecipazione, Giuseppe Milanese ha affrontato con il sito di Italia Longeva alcune delle tematiche che saranno discusse durante i due giorni organizzati all’Auditorium di viale Giorgio Ribotta.

 

Il trend demografico, correlato ad un progressivo aumento di patologie croniche e condizioni di multi-morbilità , ci induce a guardare ad un futuro, nemmeno tanto lontano, che richiede un rinnovamento dei modelli tradizionali di presa in carico del paziente, sempre meno “ospedale-centrici” e pi๠capillari sul territorio. Quali le basi per essere pronti a prenderci cura dei nostri anziani?

 

Ritengo che il percorso di allontanamento dall’ospedale come unico centro presso il quale è possibile ricevere cure adeguate sia ormai avviato in maniera irreversibile: sono gli stessi pazienti che assistiamo a chiederci di “non andare in ospedale” in tutti quei casi, e sono molti, in cui è possibile trovare delle soluzioni di cura a domicilio o dal proprio medico di medicina generale. Occorre quindi accompagnare l’evoluzione della cronicità , puntando all’empowerment del paziente e dei caregiver e avvalendosi di strumenti informatici e di tecno-assistenza oggi sempre pi๠avanzati. Nella gestione delle acuzie semplici, inoltre, che sono una delle principali cause di sovraffollamento dei Pronto Soccorso, bisogna pensare a modelli basati sulla rapidità  e flessibilità  di intervento di strutture accreditate che, come le nostre Cooperative, sono in grado di supportare il percorso diagnostico terapeutico sul territorio. Non è sufficiente, infatti, arrivare rapidamente a domicilio di un paziente e formulare una ipotesi diagnostica, occorre anche poterla confermare instaurando poi senza indugio un regime terapeutico appropriato. Servono quindi centrali operative aperte h24 in grado di intervenire rapidamente senza spostare il paziente dal suo domicilio, evitandogli così anche quel mix di traumi ed esposizioni ad agenti infettivi, caratteristico dell’accesso in ospedale, e spesso fatale per i nostri anziani.

 

Un’assistenza domiciliare che funzioni realmente dovrebbe fondarsi sull’integrazione socio-sanitaria, coniugando quindi gli aspetti assistenziali con quelli sociali. A che punto siamo su questo versante?

 

Purtroppo il percorso di integrazione tra interventi sanitari, sociali, di supporto e psicologici, fortemente auspicato sin dalla fine degli anni ottanta del secolo scorso è, in realtà  ancora ben lontano dall’essere realizzato. Sono passati quasi quaranta anni! Le articolazioni pubbliche del Sistema Sanitario e Sociale (i Distretti, gli Uffici di zona, i Comuni) dovrebbero riservarsi le funzioni pi๠“alte”, cioè la programmazione sanitaria e sociale, la valutazione dei casi e la stesura dei Piani di Assistenza Integrata, lasciando al settore non profit (le imprese sociali, le cooperative) il compito di mettere in atto gli interventi previsti integrandosi operativamente fra di loro come richiesto. Il sistema pubblico invece, ancora in troppi casi “produce” direttamente assistenza, consumando le poche risorse di cui dispone e trascurando i suoi compiti fondamentali di programmazione, valutazione, integrazione. Ne risulta un sistema caratterizzato da poca equità , frammentazione degli interventi e assenza di reale misurazione degli esiti.

 

Anche quest’anno, “Long-Term Care Four” metterà  a confronto i principali attori, pubblici e privati, coinvolti nell’assistenza domiciliare alle persone anziane e fragili. Qual è il valore aggiunto della collaborazione tra pubblico e privato sociale per il rinnovamento dei modelli organizzativi dell’ADI?

 

Il valore aggiunto che il privato non profit puಠfornire al sistema è proprio la possibilità  di delegare il compito di assistere le persone anziane e fragili ad organismi che hanno nel proprio DNA valori come la solidarietà  verso gli assistiti, la partecipazione democratica e la mutualità  fra soci. Ci ha molto motivato, in questo senso, il recente intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, partecipando alle celebrazioni per i 100 anni di Confcooperative, ha voluto ricordare che, sin dalla sua fondazione “Il movimento cooperativo si è mosso contrastando l’erronea convinzione che si possa esaurire la vita sociale ed economica del paese nella dicotomia statale-privato. Si tratta – ha detto il Presidente riferendosi alle Cooperative – di realtà  capaci di penetrare in maniera pi๠efficace e pi๠puntuale nel tessuto sociale, pi๠rassicuranti per i nostri concittadini”. Penso alla molteplicità  di iniziative e di progetti che, spesso a titolo assolutamente gratuito, mettiamo in atto per e con i nostri assistiti, restituendo loro una dignità  di persone che va ben oltre il pur necessario intervento terapeutico o assistenziale. Questo è il valore aggiunto.

 

 

Fonte: Italia Longeva

 

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