Come è cambiata la vita degli anziani che vivono in condizione di solitudine e fragilità sociale durante i giorni del lockdown? In che modo l’epidemia ha modificato comportamenti e stili di vita delle famiglie? Quali sono stati gli effetti che le misure introdotte per contrastare la diffusione del Covid-19 hanno avuto sugli anziani e sui loro bisogni?

Sono alcune delle domande a cui ricercatori e operatori sociali del progetto Nontiscordardimé Senior hanno cercato di dare risposta, somministrando un questionario a oltre 143 assistiti che hanno richiesto l’attivazione di almeno un intervento tra consulenza medica, orientamento, tele-compagnia e ginnastica.

“Abbiamo voluto capire come questa esperienza collettiva di quarantena abbia modificato le necessità e i bisogni delle persone, monitorando anche la qualità dei servizi proposti” spiega Gianluca Palumbo, sociologo di OSA, coordinatore organizzativo di Nontiscordardimé Senior.

I dati raccolti confermano, innanzitutto, che per il 90% degli intervistati l’epidemia ha cambiato il proprio stile di vita in particolare dopo il mese di marzo, quando sono entrate in vigore le misure di contenimento. Si è anche registrato un incremento di quasi tutte le attività legate all’uso del tempo libero, in particolare quelle domestiche (45%) e quella relative alla dimensione della “cura di un familiare” (43%).

Dal lato delle relazioni sociali e familiari, anche se oltre la metà degli intervistati ha trascorso in casa da solo la quarantena, per quasi un terzo di loro sono comunque aumentate le attenzioni da parte dei figli (il 28,9%); mentre il 17,5% si riconosce nell’affermazione che “si sono intensificati dialogo e confronto”.

Per quanto riguarda l’aspetto sanitario gli anziani hanno dichiarato di aver avuto maggiori difficoltà a svolgere visite mediche urgenti (42%) e a raggiungere centri di cura (50%); mentre non hanno avuto difficoltà a reperire farmaci (62%) o alimenti.

Preoccupante l’incremento degli episodi di ansia e di umore depresso (42%), anche se non in forma ricorrente, nella maggior parte degli intervistati. Incoraggianti, invece, i risultati relativi al rispetto delle norme di prevenzione: oltre il 90% degli intervistati ha adottato in maniera ricorrente tutte le principali raccomandazioni come utilizzo della mascherina, lavaggio frequente delle mani, distanziamento, etc.

“Gli assistiti”, conclude Gianluca Palumbo, “hanno riconosciuto che il nostro impegno va nella direzione giusta. Oltre il 90% di loro si è mostrato molto soddisfatto e ha ritenuto professionale l’azione del personale medico. È un segnale importante”, conclude il sociologo, “che ci aiuta ad andare avanti. Nell’immediato futuro vista la grande disponibilità degli intervistati cercheremo di svolgere test sierologici direttamente in parrocchia al fine di garantire un maggior livello di sicurezza per tutti.”

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