La Cooperativa si è fatta totalmente carico degli spostamenti e dell’alloggio della ragazza, costretta ad un intervento chirurgico da una tetraparesi spastica, aiutando anche sua madre Sara, seguita da due anni dallo Spazio Ascolto Antiviolenza a Frosinone

Sara – il nome è di fantasia – è una donna forte che ha trovato il coraggio di rialzarsi dopo le violenze e gli abusi subiti dal suo ex marito. Accanto a lei, da due anni, ci sono le professioniste dello Spazio Ascolto Antiviolenza di Frosinone. Un servizio completamente gratuito che la Cooperativa gestisce nel capoluogo ciociaro accogliendo, supportando e sostenendo quelle madri, quelle mogli vittime di uomini aguzzini travestiti da padri o mariti. Ha avuto la forza di riprendere in mano la propria vita, Sara, e ha scelto di portare la sua testimonianza durante l’ultima Assemblea Generale di OSA, la comunità gentile di uomini e donne in cui ha trovato speranza e solidarietà. Sara va avanti, nonostante le difficoltà. Lo ha fatto per lei e per i suoi tre figli. Come Alessandra (anche qui il nome è di fantasia) che di anni ne ha 22 ed è affetta da tetraparesi spastica. Una condizione che le causa una perdita parziale dei movimenti del corpo. Eppure questa ragazza sorride alla vita: frequenta l’università, quest’estate si è sposata con un ragazzo affetto da distrofia muscolare di Duchenne e vive a Roma con il marito e la suocera. È iniziato da poco settembre quando il centro Humanitas di Rozzano, la struttura dell’hinterland milanese che segue Alessandra per il suo problema posturale, la contatta e le comunica che è necessario un intervento chirurgico ai piedi per allungare i tendini e rimettere in asse la postura che, in parte, lei riesce a mantenere. È allora che sua madre indirizza una mail a Paola Di Dario, assistente sociale, in OSA da una vita, responsabile dello Spazio Ascolto Antiviolenza. Le chiede aiuto per affrontare l’ennesimo ostacolo, l’ennesimo inciampo in una vita già maledettamente complicata. “Sono da sola, come sai e devo accompagnarla”, scrive Sara. “Il padre non si rende disponibile a farsi carico del viaggio né con i soldi né con la macchina. Come sempre ho solo voi dello Spazio Ascolto a cui chiedere una mano per far fronte a cose più grande di me”. Bisogna affrontare il viaggio in treno, trovare un alloggio da mercoledì a domenica, tempo necessario per l’operazione e la degenza di Alessandra, servono sostegno e vicinanza. È allora che si mette in moto la comunità trasversale di OSA, che da Roma – uffici di via Volumnio – disegna una linea solidale fino alla Lombardia. Paola Di Dario si confronta con Marcello Carbonaro, responsabile della Divisione Sociale della Cooperativa, quindi con l’amministratore delegato Massimo Proverbio e con il presidente Giuseppe Milanese. Insieme decidono che OSA sosterrà, economicamente e da un punto di vista organizzativo, il viaggio in treno verso Rozzano.

Massimiliana Ilari si occupa con premura di curare tutta la logistica della trasferta, Vincenzo Trivella, direttore dell’Area Nord di OSA, e il suo staff – Pierpaolo Mariani, Simonetta Spada e Federica Mele solo per citarne alcuni – lavorano alacremente per non far mancar nulla a madre e figlia una volta giunte a destinazione. Le due sono accolte alla stazione di Milano da un autista e vengono accompagnate in una struttura alberghiera scelta da OSA per il loro soggiorno, di cui la Cooperativa si fa totalmente carico. La stessa comunità che ha aiutato Sara, ora è al fianco di sua figlia in un momento delicato della sua vita. L’intervento va bene, Alessandra è in convalescenza e sta seguendo un percorso fisioterapico. In ogni momento la Cooperativa ha fatto sentire la propria presenza solidale a Sara ed Alessandra. “Senza ciascuno di noi questo viaggio non sarebbe stato possibile e Alessandra avrebbe dovuto rimandare l’intervento”, commenta Paola Di Dario in una lunga mail di ringraziamenti indirizzata ai protagonisti di questa vicenda. “Questo viaggio è un’altra scommessa a cui Sara ha dovuto far fronte, da sola, con il diniego del padre di Alessandra sotto ogni punto di vista. Ma anche una prova di quanto questa donna stia camminando con tanta forza e fiducia anche grazie alla nostra presenza. Per questo voglio ringraziarvi di cuore. Un abbraccio virtuale a tutte le persone che si sono rese disponibili senza esitare un attimo. È l’esempio di come si possa camminare tutti nella stessa direzione per mano pur essendo in luoghi diversi”. “Ci riteniamo fortunatissime”, dicono Alessandra e Sara, “poiché a volte non si immagina di poter incontrare un team di professionisti capaci di dimostrare una massima efficacia e efficienza di questi servizi. Il nostro augurio e la nostra speranza vanno a OSA perché possa realizzare ancora mille di questi progetti per donare coraggio a quante più persone”.

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