Il presidente di OSA e di Confcooperative Sanità ha partecipato questa mattina all’evento organizzato presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore

“Il Terzo Settore è un mondo che non vive di profitto, non divide gli utili ed ha nella sua origine un movens diverso, perché ispira la propria azione dai bisogni delle persone. Proprio partendo dai bisogni dei malati di AIDS, oltre 30 anni fa, abbiamo fondato la Cooperativa OSA mettendo insieme la cosa più preziosa, il nostro lavoro. La chiamammo OSA proprio per il gusto di osare, perché per la prima volta assistevamo nelle loro case, nelle periferie di Roma, le persone affette da AIDS”. È quanto ha affermato Giuseppe Milanese, presidente di OSA e di Confcooperative Sanità, intervenuto questa mattina nella giornata inaugurale del corso di perfezionamento universitario “Terzo Settore e Sanità”, organizzato per il terzo anno insieme all’Altems, Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. “Il Terzo Settore ha la capacità di mettere insieme le persone. Abbiamo visto come medici, farmacisti, cooperative sociosanitarie, uniti insieme, possano dare una risposta più efficace ai bisogni dei pazienti. Queste le ragioni di un corso che vuole insegnare un modello imprenditoriale alternativo. Un’altra logica possibile, quella cooperativa, che è diversa dal capitale ed è prevista dall’Articolo 45 della Costituzione”, ha aggiunto.

L’intervento integrale del presidente Milanese

La relazione del presidente Milanese è stata preceduta dagli interventi di Americo Cicchetti, direttore dell’ALTEMS e Vincenzo Antonelli, direttore del corso e dall’illuminante lectio magistralis di S.E. Mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la vita e presidente della Commissione per la riforma della assistenza sanitaria e sociosanitaria per la popolazione anziana. “Il magistero della vecchiaia e della fragilità è un magistero dimenticato. Per questa ragione gli anziani ed i soggetti più bisognosi sono stati la parte della popolazione più colpiti dalla pandemia”, ha detto Monsignor Paglia. “Che senso ha vivere trent’anni in più per essere relegati ai margini? Che senso ha far convivere quattro generazioni, se poi i nostri vecchi vivono in solitudine? Il prolungamento della vita richiede di ripensare l’intera società nell’orizzonte di garantire loro non solo cure mediche, ma un’assistenza amorevole e diritto alla relazionalità”. La Commissione ha presentato al Presidente del Consiglio, Mario Draghi, un progetto di riforma organico ed articolato, ma fondato su presupposti valoriali irrinunciabili, contenuti nella “Carta dei diritti dell’anziano e dei doveri della comunità”.

Share This