Flavio Insinna legge il brano che racconta la vicenda di Sara e Alessandra, aiutate dallo Spazio Ascolto Antiviolenza gestito da OSA a Frosinone. Il riconoscimento consegnato nel corso della seconda edizione della Giornata della Sostenibilità Cooperativa a Roma
“Riscatto in tre atti: Sara, Alessandra e le altre donne” è la storia con cui OSA ha partecipato al concorso “Sostenibilità in cooperativa”, ricevendo la Menzione Speciale della Giuria. Il racconto di una madre ed una figlia, capaci di riprendere in mano la loro vita grazie ad una grande forza di volontà e all’aiuto dallo Spazio Ascolto Antiviolenza gestito da OSA a Frosinone . Il brano è stato letto magistralmente dall’attore e conduttore Flavio Insinna a conclusione delle premiazioni del concorso andate in scena in occasione della Giornata della Sostenibilità Cooperativa – “Energia per cooperare”. L’appuntamento, promosso da Confcooperative con la partecipazione di Fondosviluppo, Assimoco, Cooperazione Salute, Coopermondo, CTC, Gruppo Cassa Centrale, ICCREA, ICN, Node e Power Energia, con il patrocinio del MiTE, si è svolto questa mattina al Palazzo della Cooperazione di Roma.
Nel corso della giornata, contraddistinta da numerosi interventi e contributi sul tema provenienti dalle cooperative di tutta Italia, è intervenuto anche il presidente di OSA e di Confcooperative Sanità, Giuseppe Milanese, premiando una delle 17 realtà vincitrici del concorso, la Cooperativa la Ghironda di Cosenza. “Siamo un Paese con un’età media di 45 anni, in cui gli ultra 65enni sono 14 milioni e per ogni bambino ci sono 5 ultra 65enni in gran parte fragili, con problemi di cronicità e non autosufficienza. I bisogni stanno crescendo molto più di quanto lo stiano facendo le risorse, che sono state sfasciate dal Covid. Ci sarà – spiegano gli ultimi dati della Bocconi – una grande spesa privata che rischia di aumentare le speculazioni e noi non vogliamo un Paese in cui un ricco si cura e un povero non lo fa. Siamo qui da sempre e faremo la nostra parte”, ha spiegato Giuseppe Milanese. “Per questo, cerchiamo di portare il sistema sanitario dove non c’è: oggi abbiamo un sistema basato sull’ospedale e nessuno va nelle case. Noi lo abbiamo fatto oltre 35 anni fa assistendo le persone con Aids e continuiamo a farlo prendendoci cura delle persone con problemi di terminalità e cronicità. È un mestiere difficilissimo dove non serve solo una formazione tecnica, ma anche vocazionale, e solo la cooperazione l’ha fatto e lo può fare”.