Il presidente di OSA e di Federazione Sanità Giuseppe Milanese spiega sulle pagine de ‘Il diario del lavoro’ il piano di Confcooperative per riorganizzare il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) aumentando i servizi sociosanitari senza far lievitare la spesa.
Le fasi più importanti del modello proposto sono:
Superare la frammentarietà degli interventi sul territorio attraverso il superamento delle barriere che rendono difficile la gestione delle sinergie degli interventi sanitari, sociosanitari e di quelli socioassistenziali; l’affermazione del principio fondamentale della distinzione tra il ruolo istituzionale della committenza e il ruolo di produzione del servizio da parte degli erogatori pubblici e privati; attraverso l’istituto dell’accreditamento alla gestione dei servizi sanitari sul territorio, esaltando quei profili di qualità e di organizzazione che mostrino capacità di integrarsi con l’organizzazione e con i programmi locali.
Ridurre le ospedalizzazioni improprie e codici bianchi al Pronto Soccorso attraverso adeguati supporti territoriali. A fronte della crescente spesa out of pocket per le cure, cresce il numero di persone (7,1%) che vi rinunciano per ragioni economiche, per le liste di attesa troppo lunghe e per la difficoltà di accesso ai servizi. La percentuale cresce al 14,6% nel percentile più povero della popolazione, e quindi soprattutto tra i cittadini del Meridione d’Italia, pregiudicando sempre di più la pretesa universalità del nostro sistema di cure. Con i costi di un giorno di ricovero si potrebbero finanziare almeno 15 giorni di assistenza domiciliare.
Acquistare le prestazioni dal privato di tipo sociale spingendo le regioni ad abbandonare il modello make di produzione diretta o prevalente di prestazioni. Ciò comporterà una qualificazione ed una specializzazione degli apparati pubblici dediti a tali funzioni e l’affidamento della produzione dei servizi, in particolare di quei servizi che richiedono flessibilità e personalizzazione, a soggetti esterni qualificati. Viene proposto un nuovo modello di welfare sanitario, a guida pubblica, ma più aperto al partenariato con il privato e, in primo luogo, con il privato sociale. Un Sistema Sanitario Nazionale 2.0.
Leggi l’intervista integrale su ‘Il diario del lavoro’ del 14 aprile 2016