Sviluppare sempre di più un approccio che soddisfi il bisogno di assistenza di ogni persona in maniera “bespoke”, su misura, perché ogni assistito regala un’esperienza nuova di assistenza e questo permette di armonizzare l’intervento su ogni singolo. È su questi temi che il Comitato di direzione OSA Lombardia si è confrontano lo scorso 20 settembre in occasione del meeting organizzato presso l’NH Hotel di Lecco. Un’intera giornata di confronto serrato che ha visto riuniti intorno al tavolo i membri del team di coordinamento delle attività sanitarie, formato da infermieri, medici, psicologi e personale amministrativo. Insieme si è lavorato e discusso di assistenza domiciliare e residenziale, di cure palliative e modelli organizzativi con un unico obiettivo: quello di rispondere appieno e nella maniera più efficacie possibile alle necessità di salute degli assistiti. Tematiche non più rinviabili in un Paese come l’Italia che, secondo le stime, nel 2045 conterà più di 20 milioni di over 65 e dove l’80% degli anziani oltre i 75 anni ha a che fare con almeno una patologia cronica legata al decadimento fisico.
OSA È CASA. “La sfida è cambiare il modello organizzativo non sulle competenze dei lavoratori, ma sui bisogni degli ospiti. Il mio sforzo è quello di fornire ai soci i mezzi e gli strumenti, in termini di sicurezza e di competenza, per organizzare al meglio l’assistenza”, ha sottolineato Vincenzo Trivella, direttore dell'Area Nord della Cooperativa OSA e della Residenza Bellagio, che nel suo intervento ha parlato anche dell’importanza della collaborazione reciproca per poter garantire alle persone la migliore assistenza possibile. Per questo, la parola chiave è casa. “OSA – ha affermato ancora Trivella – entra nelle case delle persone ma è anche un po’ casa nostra, è per questo che dobbiamo essere una grande famiglia con gli stessi ideali e obiettivi. Potrebbe sembrare difficile visti i nostri numeri e la copertura nazionale, ma è possibile se siamo predisposti a comunicare, sviluppare e crescere insieme e coesi. Non dimentichiamoci che l'offerta del Sistema Sanitario non è più sufficiente. La domanda è sempre più alta ma l'offerta non è sufficiente, al centro c’è l'ospedale, ma la necessità viene anche al di fuori delle mura ospedaliere”.
ASSISTENZA SU MISURA. “L’impatto che abbiamo sulla vita delle persone è enorme e per questo abbiamo una responsabilità importante – ha continuato –. Capire e conoscere la persona che si ha di fronte e le sue esigenze è un tema che vive sempre, sia si tratti di domiciliare sia di cure residenziali”. Ogni assistito è dunque un patrimonio di umanità che ha una storia diversa dalle altre e per cui il modello assistenziale non può essere lo stesso. Ed è solo grazie al rapporto che si instaura tra operatore e assistito che si può costruire un’assistenza su misura. “Il rapporto con gli assistiti caratterizza fortemente il nostro modo di lavorare così come la nostra offerta perché invece di pensare a soddisfare la stessa esigenza uguale per tutti, bisogna pensare a soddisfare le esigenze a misura di ogni assistito capendo la loro storia, il loro percorso e organizzare meglio la cura e l'assistenza”.
L’ESPERIENZA DEL NUCLEO ALZHEIMER. Il meeting organizzato a Lecco è servito per un confronto e uno scambio di esperienze, modelli, buone pratiche. Per lavorare insieme, nel corso di singoli tavoli tematici, su aspetti operativi e sui protocolli da seguire. Maria Rosaria Lisco, da 25 anni psicologa della Federazione Alzheimer Italia, ha raccontato ai presenti la sua esperienza quale capo progetto nella realizzazione del nucleo Alzheimer “Sesti Olga”, inaugurato lo scorso 4 giugno all’interno della RSA Bellagio e intitolato alla memoria di un’ospite della Residenza. Anche in questa occasione la parola chiave è casa. “L’entusiasmo di Vincenzo è stato coinvolgente e insieme abbiamo creato finalmente questo nucleo che oggi accoglie 20 ospiti affetti da Alzheimer. Il nucleo è casa, perché creando una situazione lontana dall’ospedale è possibile eliminare i disturbi comportamentali. Il passo avanti che dobbiamo fare tutti è quello di metterci al posto dei nostri assistiti. Cosa ci chiedono i nostri pazienti? La prima cosa è quella di aprire la finestra, di vedere il sole. Per cui vi invito a lavorare sempre e comunque pensando a questo per programmarci in maniera esemplare”.