“Don Giuseppe per me è come un figlio. È arrivato nella nostra parrocchia 13 anni fa, quand'era seminarista. Qui è diventato diacono e poi sacerdote. Per due volte è stato nominato parroco e per due volte mi sono opposto e l'ho trattenuto qui, perché la sua gente lo voleva in questa chiesa: c'era la fila per confessarsi e per chiedergli un consiglio. È sempre stato un sacerdote che aveva la testa e il cuore nella comunità dei suoi parrocchiani, un uomo di preghiera e di carità, saggio e amatissimo da tutti”.
Don Gino se ne sta seduto dietro la sua scrivania, nell'ufficio dove riceve solitamente i fedeli della parrocchia Santa Maria a Setteville, dove è parroco da 20 anni. Racconta quasi con le lacrime agli occhi di Don Giuseppe e della malattia terribile, la sclerosi laterale amiotrofica, che lo ha consumato in pochi mesi. Racconta una storia fatta di dolore e di malattia, ma anche di solidarietà e assistenza. Il dolore nel vedere “il mio Giuseppe sopraffatto da una patologia inumana, che non lascia momenti di sollievo”, ma anche la solidarietà e l'assistenza che gli hanno offerto prima i suoi parrocchiani e poi le infermiere della Cooperativa OSA che lo assistono dal gennaio scorso direttamente nei suoi alloggi, al secondo piano della parrocchia.
“Non ho faticato a trovare persone che assistessero Giuseppe anche prima dell’intervento dell’ASL Roma G e la Cooperativa OSA. Il sostegno della comunità locale è stato enorme e questa è una risposta al bene che Giuseppe ci ha fatto, è un motivo di riconoscenza verso di lui. Devo dire che le infermiere della Cooperativa sono fantastiche sia da un punto di vista professionale sia da un punto di vista umano. Queste ragazze hanno un senso di tenerezza e di discrezione da sembrare insieme madri e sorelle. Non faccio poesia – precisa Don Gino – parlo ormai con cognizione di causa. Ogni giorno cerco di essere al fianco di Giuseppe appena sono libero dal mio ministero e vedo come viene curato”.
L'evoluzione della malattia che ha colpito Don Giuseppe è stata rapidissima. Il 24 luglio cade durante il campo estivo con i ragazzi del post Cresima a Cassino. Il primo sintomo di una patologia che, in breve tempo, costringe a letto il sacerdote, 47 anni vissuti senza aver mai avuto particolari problemi di salute. “Ricordo – racconta ancora Don Gino – che una mattina non riusciva ad alzarsi dal muretto del giardino della parrocchia dove eravamo seduti. Mi disse: 'Gino avverto una stanchezza muscolare'.