Aumentano i tassi di utenza dell'assistenza domiciliare integrata al Sud, mentre le regioni del Nord rimangono molto indietro rispetto alle ore di assistenza annuali del servizio. L'assistenza residenziale nel Settentrione perde porzioni significative di pazienti non autosufficienti a fronte di un Centro Sud in lieve e costante sviluppo pur con livelli di assistenza molto bassi. Per l’indennità di accompagnamento il trend nazionale è di un calo sostanziale dei beneficiari, con il Meridione ancora con tassi decisamente più alti della media italiana. È la fotografia scattata dal dal 6° Rapporto sull’assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia, curato dal Network non autosufficienza e promosso dalla Fondazione Cenci Gallingani (Maggioli editore) presentato in occasione della nona edizione del Forum sulla non autosuficienza (e sull’autonomia possibile) a Bologna. Dai dati emerge un quadro di un sistema, quello del Long Term Care, che sta “aumentando le differenze e le frizioni tra le varie aree geografiche del Paese”.

“Ancora una volta è evidente la disuguaglianza e la disomogeneità a livello nazionale sia per quanto riguarda i posti in RSA sia in termini di assistenza domiciliare, occorre quindi ripensare il sistema a partire dai bisogni reali delle persone”, è il commento del presidente di OSA e di Federazione Sanità, Giuseppe Milanese, che aggiunge: “Lo diciamo da anni: il sistema è andato avanti per spinte locali e imprenditoriali mentre bisogna dare all'assistenza primaria un'unica regia che consenta, a livello nazionale, in tutte le Regioni, di avere un'omogeneità di percorso. Bisogna dare regole certe e spazio all'autorizzazione, all'accreditamento, all'accordo contrattuale, alla libera scelta dei cittadina e definire i ruoli per costruire una rete di sistema di imprese”.

 

IL TARGET. Gli anziani sono una parte crescente della popolazione: oggi sono il 22%, arriveranno, secondo le previsioni dell'Istat, al 34% del 2050. Un progressivo invecchiamento della popolazione che comporta una crescita dei bisogni socio-assistenziali degli individui con fragilità. I sostegni disponibili sono: servizi pubblici di assistenza continuativa, caregiver familiari (oltre 3,3 milioni), assistenti familiari (circa 830 mila). Più della metà della spesa va in trasferimenti monetari e non in servizi.

 

I DATI. Per quanto riguarda l'Assistenza domiciliare integrata si registra una marcata differenziazione a livello regionale. Veneto, Friuli, Emilia Romagna, Toscana e Basilicata hanno tassi più alti della media, mentre Umbria, Abruzzo, Lazio e Sicilia hanno livelli di utenti più bassi. Disuguaglianze ci sono anche nell'intensità del servizio (la media ore per visite domiciliare all'anno per singolo utente) con Lazio e Lombardia intorno alla media nazionale di 17 ore annuali, mentre la maggior parte delle Regioni hanno intensità oltre le 23 ore nel Centro Sud, in Valle d’Aosta e in Liguria. Secondo lo studio, nel 2013, l'1,2% degli over 65 ha usufruito del Sad, il Servizio di assistenza domiciliare nell'ambito dei servizi comunali. Escluse alcune Regini a statuto speciale dove i tassi sono più alti, le altre si dividono tra un Centro Sud con tassi bassi e un Nord con livelli vicini alla media nazionale. Tra il 2007 e il 2013 tutte le Regioni hanno registrato una decrescita della copertura del servizio. Sul piano dell'assistenza residenziale, al 31 dicembre 2014 erano circa 290 mila gli anziani ospitati nei presidi residenziali, esistono però profonde differenze nel Paese. Al Centro Sud i tassi sono al di sotto del 2% o inferiori alla media nazionale. Al Nord le percentuali sono più alte. Il 75,4% degli anziani in struttura è non autosufficiente: percentuale in crescita durante gli anni 2000 (era il 64,4% nel 2000, il 70,3% nel 2005).

 

LA SPESA SANITARIA. Il rapporto fa il punto anche sulla spesa pubblica per la Long Term Care che è costituita “dalla spesa sanitaria, che include i servizi domiciliari, tra cui l’Adi, ambulatoriali, semiresidenziali e residenziali per la parte sanitaria forniti da strutture del Servizio sanitario nazionale o private convenzionate, l’indennità di accompagnamento, la spesa sociale dei Comuni, inclusi i servizi domiciliari, come il Sad, residenziali per la parte socio-assistenziale, e gli altri servizi per anziani non autosufficienti”. Tra il 2006 e il 2016, si è passati da 16,8 a 19 miliardi di euro complessivi (pari all’1,13% del Pil), “un aumento dovuto principalmente alla maggiore spesa per indennità di accompagnamento (+2,8 miliardi di euro) e a quella sociale dei comuni (+0,9 miliardi di euro)”. Tra il 2013 e il 2016 la spesa complessiva è sostanzialmente diminuita (-1,6 miliardi di euro) “a causa di una contrazione della componente sanitaria negli ultimi anni (-2,2 miliardi di euro)”.  

Share This