Alessia Lisena, educatrice di una delle strutture gestite dalla Cooperativa a Latina, ha condotto un’indagine sperimentale tra il personale che lavora nei 3 centri per il corso di laurea in psicologia del lavoro e delle organizzazioni
Qual è stata la percezione del rischio legato al Covid da parte degli operatori sociali dei Centri Diurni gestiti da OSA a Latina? E quali le strategie di coping, cioè il modo in cui si affronta una situazione avversa e possibile fonte di stress, sono state adottate? E ancora: come il virus ha inciso sul rapporto tra assistente e assistito? A queste domande cerca di rispondere la tesi di laurea in psicologia del lavoro e delle organizzazioni brillantemente discussa lo scorso 5 luglio da Alessia Lisena, 38 anni, educatrice del Centro Diurno “Salvatore Minenna”, una delle tre strutture comunali gestite dalla Cooperativa nel capoluogo pontino. “Ero interessata ad acquisire maggiori competenze rispetto alle dinamiche e alla gestione dei gruppi all’interno di un sistema lavorativo come quello dei centri e la Cooperativa ha accettato di buon grado questa mia iniziativa, dandomi tutto il supporto necessario”, racconta Alessia, che nel 2019 è stata tra i vincitori del Premio Crisponi. Proprio grazie al riconoscimento che OSA assicura ai soci più meritevoli nel lavoro, ha scelto di conseguire la laurea magistrale, migliorando ulteriormente le sue conoscenze in ambito professionale.
L’indagine condotta, oggetto della tesi, prende spunto da due questionari – uno sulla qualità della vita e l’altro redatto dal dipartimento di Comunicazione Sociale dell’Università La Sapienza – e ha previsto la somministrazione in forma anonima di 17 domande a risposta chiusa agli operatori dei Centri Diurni di Latina secondo un modello di indagine totalmente originale, riadattato sul contesto sociale e lavorativo delle strutture.
Il questionario è stato distribuito nell’arco di una settimana all’80% del personale. “Attuare le norme di prevenzione nei centri è stato impegnativo, perché molto spesso gli utenti, specialmente quelli con un livello di disabilità complesso, non hanno la comprensione o la percezione del rischio, non hanno idea del contagio. Questo ovviamente può incidere sul comportamento degli operatori che sono al loro fianco ogni giorno. Su questo aspetto abbiamo lavorato tutti per educare alle norme di prevenzione gli ospiti, magari attraverso il gioco”, spiega Alessia. “Del resto, l’operatore è una figura eclettica e non è solo il professionista che porta avanti un’attività in accordo con coordinatori ed educatori. È una persona che condivide con gli assistiti gran parte della giornata e che con loro ha un rapporto molto stretto, basato sulla relazione, sullo stare insieme”. Le risposte fornite dagli operatori premiano la formazione che OSA ha messo in campo fin dai primi mesi dell’emergenza sanitaria per tutelare la salute di lavoratori, assistiti e famiglie. A questo argomento specifico, infatti, è stata dedicata una delle 5 aree tematiche delle domande contenute nel questionario.
“Quasi la totalità degli intervistati”, nota Alessia, “ha definito utile e adeguata al momento pandemico la formazione che la Cooperativa ha fornito ai suoi lavoratori. Rispetto alla relazione con gli utenti, anche se per alcuni di loro il Covid ha inciso sul modo di rapportarsi, gli operatori sono comunque riusciti ad interagire con gli ospiti e a portare avanti le attività educative previste”. “In merito alla percezione del rischio”, aggiunge ancora l’educatrice OSA, “c’è una differenza tra quello che le persone leggono o apprendono documentandosi e il rischio reale che si riesce ad avvertire, che è poi l’aspetto che fa variare i comportamenti, a maggior ragione in una pandemia. Sotto questo aspetto l’Unità di Gestione del Rischio della Cooperativa è stata fondamentale, perché ha fornito ad ognuno di noi le regole e i comportamenti corretti da seguire al momento della riapertura dei Centri Diurni, avvenuta il 15 giugno del 2020. In un anno siamo stati tutelati tutti, operatori e utenti, perché in nessuna delle 3 strutture gestite da OSA si sono registrati cluster. Vuol dire che le procedure che siamo tenuti a rispettare ogni giorno, e che ormai fanno parte della nostra quotidianità, proteggono davvero la salute di chi assiste e quella di chi viene assistito”.